WWW.DISTURBOBORDERLINE.COM - Dott. Alessandro Pace, Psicoterapeuta Milano e Pavia Tel.3289549784
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

Così vicino, così lontano. La mia storia

2 partecipanti

Andare in basso

Così vicino, così lontano. La mia storia Empty Re: Così vicino, così lontano. La mia storia

Messaggio  Csongrad84 Lun Mar 17, 2014 3:41 pm

grazie Faust!
Csongrad84
Csongrad84

Messaggi : 47
Data d'iscrizione : 16.03.14

Torna in alto Andare in basso

Così vicino, così lontano. La mia storia Empty Re: Così vicino, così lontano. La mia storia

Messaggio  Faust Lun Mar 17, 2014 3:36 pm

Csongrad84 ha scritto:"Come è possibile amare in maniera così egoistica"? mi son più volte chiesto.

Non è amore, è tutt'altro, qualcosa di molto più complesso e contorto spacciato inconsapevolmente come amore. Ad esempio: è una mia convinzione e tale rimane, ma
un vero innamorato, ancorché mollato dopo una relazione molto lunga e quindi soggetto ad un tourbillon di emozioni dicotomiche, non dovrebbe comunque
riuscire a sostituire l'ex in un tempo così breve con un nuovo rapporto duraturo...almeno, io non ci riuscirei: impossibile per uno come me pensare di sostituire
una persona amata nel giro di poco più di un mese, nemmeno fosse un sifone rotto; dare poi consigli all'ex su chi frequentare...Nella mia visione delle cose e fatte le
dovute proporzioni, una relazione finita è assimilabile ad un lutto e pertanto dovrebbe richiedere un tempo di rielaborazione congruo.
Il mio personalissimo consiglio è di evitare qualsiasi forma di contatto e questo di sicuro accelererà il ritorno a quello che eri. In generale comunque mi dai la
sensazione di essere ad un buon punto di questo tuo percorso di "guarigione": nonostante la sofferenza, stai arrivando alla piena consapevolezza del problema e
i tuoi meccanismi di difesa si sono attivati, permettendoti di allontanarti e contemporaneamente di salvaguardare la tua integrità. Forse in questo momento il vero ferito
è il tuo orgoglio e, se è così, questo può essere un ulteriore aiuto per te.

Faust

Messaggi : 75
Data d'iscrizione : 16.02.14

Torna in alto Andare in basso

Così vicino, così lontano. La mia storia Empty Così vicino, così lontano. La mia storia

Messaggio  Csongrad84 Dom Mar 16, 2014 7:01 pm

Salve a tutti, è il mio primo post, mi sono iscritto per raccontare e riassumere in poche righe la relazione che ho avuto con una ragazza di cui sospetto essere borderline, terminata poco tempo fa, e di cui sento ancora i "postumi".
Se risulta lunga spero almeno che sia scorrevole nella lettura Smile

Lei ha incominciato a farmi la corte all'università, in maniera abbastanza insolita, sfruttando la sua cultura e intelligenza, senza mai esporsi troppo di persona ma prediligendo la chat e la mail, nonostante ci conoscessimo da diverse settimane. Era una bella ragazza, e questo fu il primo dettaglio che mi colpì, ma subito dopo alcuni giorni di conoscenza avevo intuito un certo "caratterino" in lei. Dopo più di un mese cedo alle sue avances, che nel frattempo si facevano anche fisiche, e iniziamo un bel periodo insieme fatto di intenso affetto ed unione incredibili. Da subito vedo che la mia vita cambia perché mi dedico molto a lei, e non ho più tempo per sentire e vedere amici/amiche o seguire passioni personali. Ma ciò non mi interessava perché c'era lei, ed io avevo lei.

Dall'inizio della relazione mi impone di non vedere alcune amiche care, ed io, malgrado il tono dittatoriale, lo faccio senza esitare. Gradualmente la relazione cresce nella sua intensità malevola e benevola, io incomincio a non apprezzare alcuni suoi comportamenti e suoi lati caratteriali; in ordine sparso: ansia, paranoia che porta ad una gelosia quasi estrema, impulsività, continuo sospetto e mancanza di fiducia in me, controllo completo su di me, imposizione velata o meno di regole finalizzate a tenere stabile e saldo il nostro rapporto, anche se non subiva alcuna minaccia esterna. Ogni mia amica di sesso femminile rappresentava un nemico per lei, da combattere ed arginare con tutte le forze, o quantomeno presentarla ed uscire solo in sua presenza.

Se i suoi piani non andavano a buon fine iniziavano lunghi litigi, silenzi da parte mia, pianti da parte sua. Quando per un paio di giorni non ci sentivamo lei piangeva in continuazione, non mangiava, non parlava con nessuno e non era predisposta a svolgere bene mansioni, o lavorare o studiare; in poche parole il mondo si fermava. Una delle mie passioni, la palestra, è andata gradatamente scemando, perché vi era sempre un rischio insito in quel luogo: ossia le ragazze che si allenavano.

Lei amava fare continuamente progetti con me, ed ogni secondo della sua esistenza senza di me per lei era perso. Cercava la felicità solo ed esclusivamente in me ed indirettamente io mi sentivo caricato di un peso non indifferente. Tendeva ad idealizzarmi e a nominarmi sempre, verso tutti, a decantare le mie qualità, artistiche, fisiche e morali, con le sue amiche. Ero diventato una sorta di piccolo "vip".

Mi faceva sentire l'essere più importante del mondo; contemporaneamente creava il vuoto intorno a me, allontanando tutte le persone per me significative in modo da tenermi solo per lei (anche con l'inganno o parlando male degli altri). Ma dall'idealizzazione si passava talvolta alla svalutazione più estrema: la minima disattenzione verso di lei venivo accusato di trascurarla, di non essere abbastanza presente, di abbandonarla. Si instaurava così un'altalena di sentimenti che mi faceva continuamente dondolare tra la rabbia e il senso di colpa, ero sempre più isolato dagli altri.

Non ero più un ragazzo in coppia con una ragazza, il mio ruolo era quello di un ragazzo, di un padre, di un autista, di un sorvegliante e, non ultimo, di un medico-soccorritore. Perché di soccorsi ce ne sono stati; lei incominciò ad avere problemi di tensione nei rapporti sessuali che portavano ad avere dolori sopra la vulva, vicino l'inguine. Dopo aver fatto visita a molti medici specialisti, venne inquadrato il fenomeno sotto la patologia di "vulvodinia" (anticipato da alcune ricerche su internet che effettuammo per cercare informazioni). Si tratta di una sorta di tensione nervosa che porta a continui dolori che si concentrano moltissimo durante l'orgasmo, recando fitte non indifferenti. Molti integratori e farmaci vennero prescritti, la componente psicologica veniva accennata quasi da tutti i medici, compreso un bravo dermatologo che riescì a tamponare momentaneamente questo disturbo. Durante questo percorso terapeutico durato più di un anno, io sono stato continuamente disponibile, andavo avanti ed indietro, la portavo a fare analisi su analisi e cercavo per come potevo di aiutarla.

Ho maturato solo col tempo la consapevolezza piena che quei dolori vi erano perché lei non era affatto in una situazione di sicurezza con me; io ho sempre cercato di ritagliarmi la mia fetta di libertà cercando contemporaneamente di darle sempre amore, probabilmente non ci riuscivo perché per difendere me indirettamente ferivo lei.

Mentre io riesco da sempre ad essere sereno e felice anche attraverso piccole cose (comporre una canzone, preparare una cena, prendere un caffè con un amico) lei purtroppo non era dello stesso avviso e non riusciva a ricavare nulla dal mondo intorno a lei se non vi ero anche io. Purtroppo a questa situazione ha sicuramente influito l'apporto dei suoi genitori: la mamma ha creato un ambiente di "controllo" in casa, poco permissiva nei suoi riguardi, non le dava denaro e affetto, il padre invece, malgrado una persona molto simpatica e gentile, aveva dei forti scatti di ira e violenza che lo hanno sempre caratterizzato, anche quando lei era piccola.

I litigi e le incomprensioni oramai si ripresentavamo sistematicamente, e sempre con intensità maggiore: ricordo una volta quando io ero a Firenze per studio e lei nella sua città (una distanza già inammissibile per lei), e scesi una sera col mio coinquilino di stanza e una sua cara amica ritrovata in città. Questo evento portò in lei un turbine di ansia assurdo, il mattino dopo trovai sul mio cellulare decine di SMS che mi chiedevano dove ero stato, che stavo facendo ed infine la volontà di suicidarsi. Chiamo subito lei trovando il cellulare spento, al telefono fisso di casa nessuno rispondeva. Incominciai ad allarmarmi e chiamai le amiche che non sapevano nulla. Alla fine della storia non era successo niente per fortuna: aveva ingerito qualche blando antidepressivo ed aveva versato molte lacrime. Giorni dopo l'ordine era ristabilito ed io non riuscivo a capire che vita stavo realmente vivendo insieme a lei, era salutare? Perché questo rapporto di amore-odio era così malsano e deleterio?

Sentivo giorno dopo giorno che la relazione era destinata a continui fallimenti e sentimenti distruttivi, io venivo continuamente incolpato (colpa che rimane in me anche adesso, inspiegabilmente). Sono sicuro che questi suoi comportamenti erano esperiti senza alcuna cattiveria o volontà di attuare tanto male. Ciò nonostante non avevo mai provato tanto stress e tristezza prima di allora. Iniziava, così, una discesa ripida negli inferi dei pensieri: cosa succede se la lascio? Quali saranno le sue reazioni? Ero molto legato e lei ma ero continuamente stressato e ci stavo male, due sentimenti inconciliabili ma, a quanto pare, possibili. Dovevo per forza sacrificare l'amore e il legame che avevo per lei per salvaguardare la mia salute?

Più passava il tempo più notavo alcune sfaccettature del suo carattere: tendeva a cambiare spesso opinione e pensiero su alcune cose. Un giorno, durante uno dei suoi vortici emotivi colmi di tristezza esistenziale, mi mandò una mail dove mi fece notare uno psicologo che parlava del disturbo di personalità borderline. Molto incuriosito incominciai a guardare il video per tutta la sua durata di oltre 40 minuti. Finito il filmato rimasi un attimo attonito, avevo sentito delle cose incredibilmente in continuità con molti dei suoi atteggiamenti. Tra lo spaventato e la soddisfazione di aver capito "qualcosa di più" di lei, la chiamai nuovamente e ci mettemmo a ragionare in maniera pacata. Lei mandò una mail al suo ex ragazzo con cui è stata per più di 8 anni insieme chiedendogli se in tutta sincerità anche lui ritrovava questi sintomi tratteggiati in questo profilo di disturbo caratteriale. Il ragazzo rispose di sì, che secondo lui lei è sempre stata così.
Nell'ultimo periodo, per difendermi da tanto stress, capitava che mi allontanavo per qualche giorno e non mi facevo sentire. Era una difesa che attuavo: in questo modo riuscivo a staccare da questo "mondo parallelo" e dopo due giorni ero felice perché mi dedicavo a ciò che più mi piaceva fare e che se anche lo facevo con lei non mi riusciva bene, perché lei esercitava come una sorta di "controllo" e io con questa ansia sul groppone non ero in grado di affrontare nulla in maniera compiuta.

E' capitato qualcosa di simile anche l'ultima volta che ho deciso di prendere una pausa e di dirle che era meglio lasciarci definitivamente (un ennesimo e maldestro tentativo) magari tentando un impossibile progressivo distacco: al mio desiderio di non sentirla perché ero troppo carico di stress e tristezza lei ha minacciato di suicidarsi, io mi sono spaventato seriamente. Così, di istinto, ho subito troncato i rapporti e mi sono rivolto ad una psicoterapeuta per una consulenza.

Questa ultima "pausa" l'ho concepita in maniera molto più seria, perché le ho confessato che non volevo più stare con lei e non volevo sentirla mai. La mia era una reazione sicuramente sproporzionata, ma così come può essere sproporzionata se qualcuno per strada ci grida con violenza "Sei un ladro e farabutto": o si reagisce con calma o con impeto, non esiste via di mezzo. Così iniziai a non risponderle ai messaggi dove lei cercava di contattarmi e di rinfacciarmi le ultime colpe condite con qualche offesa, che non guastava mai.

Dopo pochi giorni conobbe un ragazzo ad una serata a casa sua dove sarei dovuto andare anche io, e gradualmente inizia a frequentarlo (notizie che ho appreso in seguito dalla sua voce, si nota come anche in questa storia sia sempre lei il centro dell'attenzione e non il sottoscritto);

Dopo più di 20 giorni di silenzio son venuto a sapere una cosa amara: lei stava ormai insieme a questo ragazzo, e addosso a me d'improvviso si è scagliato un fulmine. Per me è stato come passare dal bianco al nero, dall'intensità estrema alla stasi. Un vero trauma che non credevo potesse succedere sul serio. Mi sono sentito cancellato, e la prova l'ho avuta quando per l'ultima volta ho deciso di chiamarla al telefono perché avevo voglia di risentirla: da subito ho percepito una distanza che mi faceva pensare ad un distacco netto da me e da tutto quello che per lei ho fatto. Addirittura è arrivata ad alcune cadute di stile, come consigliarmi quale ragazza potesse fare al mio caso (cosa assolutamente inaudita ed inconcepibile quando stavamo insieme). Ricordo molte cose di lei che qui sarebbe superfluo e anche patetico ricordare, una volta mi disse: "tu sei l'unico ragazzo che io ho realmente amato".

Nei giorni seguenti ho avuto degli attacchi di pianto ed una mattina ho anche avuto una reazione inconsulta: ho dato a pugni in maniera forte ad una porta di casa facendo impaurire i miei genitori. E' stata a tutti gli effetti una "elaborazione del lutto", avevo perso qualcosa e mi sentivo vuoto. Tanto amore e tanto sforzo per poi avere questo tra le mani: il nulla più assoluto e la mia cancellazione totale come una formattazione di dati d'archivio.

Ritengo una cosa normale e fisiologica che si soffra quando una relazione finisce, perché sentiamo perse tutte le cose vitali che abbiamo condiviso con l'altra persona, però questa volta ho provato delle forti sensazioni mai provate prima, intrise di sentimenti contrastanti come rabbia, affetto e senso di colpa.

Dopo alcuni giorni passati a ricordare tutte le cose belle della relazione, in questo momento ricordo solo quelle brutte e sto cercando (forse sbagliando) di cancellare la storia totalmente, ma ho come il sospetto che mi occorrerà un altro po' di tempo. Covo una rabbia dentro me, per tutte le cose che lei mi ha fatto e la delusione finale. "Come è possibile amare in maniera così egoistica"? mi son più volte chiesto. Anche se avesse questo disturbo del comportamento, io spero davvero di non esser stato cancellato con un colpo di spugna. E' stata probabilmente la più importante storia d'amore per me, forse perché durata diversi anni.

Per fortuna ho moltissimi parenti e amici che in questo periodo mi stanno sollevando e mi stanno aiutando a "dominare" il tempo; sto canalizzando la mia rabbia verso miei progetti. Ma capita di veder salire in me un senso di colpa, che non riesco attualmente a spiegare.

Secondo voi faccio bene a proseguire la mia vita, miei interessi e sentimenti, evitando di salutarla nel caso la incontrassi?
Che consiglio potreste darmi per risollevarmi, superare questo ostacolo e tornare ad essere la persona che ero, simpatico, attivo, energico e affettuoso?

Grazie a tutti e buona serata Wink

Csongrad84
Csongrad84

Messaggi : 47
Data d'iscrizione : 16.03.14

Torna in alto Andare in basso

Così vicino, così lontano. La mia storia Empty Re: Così vicino, così lontano. La mia storia

Messaggio  Contenuto sponsorizzato


Contenuto sponsorizzato


Torna in alto Andare in basso

Torna in alto

- Argomenti simili

 
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.