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Piacere, mi sa che sono borderline

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Piacere, mi sa che sono borderline Empty Re: Piacere, mi sa che sono borderline

Messaggio  Cely Lun Set 15, 2014 10:58 am

Allora, i farmaci te li danno se "sei grave" (ero fortemente sottopeso, e ho confessato in privato al Doc di voler morie) poi se vuoi li prendi, sennò non parli, i dottori lo sanno che la gente ha paura dei farmaci e sanno anche che fanno male e che devi prenderli come aiuto per brevi periodi (un po come la Red Bull prima di un esame Razz ma se tu non studi riempiti di Red Bull non ti farà promuovere)
Secondo me dipende da cosa ti prescrivono. Non sono contraria ai farmaci,anzi, con benzodiazepine e antidepressivi mi sento meglio. Sconsiglio a tutti gli antipsicptici, non so se siano tutti uguali, ma ti fanno ingrassare, dormire e ti stordiscono. Con le benzodiazepine e gli antidepressivi non noto effetti "brutti".non li ho sempre presi cmq.
La psicoterapia han peggiorato perché ha indirizzato il mio pensiero verso altre vie, fin qui tutto bene. Mi sono dedicata a studiare e all'esercizio fisico. Per 4 anni sono stata quasi bene. Solo qualche chiazza di depressione qua e là. Poi arrivata all'università ciò be avevo appreso ha rovinato la mia storia. Mi ha fatto essere ciò che non ero, ho fatto compromessi stupidi con me stessa. Poi mi sono incazzata di botto. Se fossi stata me stessa forse sarebbe stato diverso.
Con i miei amici beh...la mia compagna di stanza ho scoperto che usava praticamente tutto di mio in mia assenza e si sentiva con il mio all'epoca ragazzo.tra parentesi viviamo in una camera di manco 2 metri quadri con un bagno. Una volta ha fatto venire il suo ragazzo da noi e si è risentita che io uscivo dal bagno in accappatoio davanti al suo ragazzo, quindi ha cercato di prendersi il mio
Gli altri amici sono quei tipi noiosi che ora passano le giornate davanti alla TV. So Salva qualche amica con cui studio. Ma è tutto un rapporto di studio quindi niente di che. ..sono comunque sola. Quest'anno ho fatto il grande passo, la mia compagna di stanza si laurea e va via! Quindi avrò una nuova amica e spero bene ; P

Cely

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Messaggio  AuroraBoreale Lun Set 15, 2014 10:46 am

Alexb ha scritto:
AuroraBoreale ha scritto:Beh l'esperienza più significativa degli ultimi tempi (la goccia che sta facendo traboccare il vaso) è stata la mia seconda delusione amorosa. La racconto in breve perchè è un po' complessa.
Nel nuovo ambiente ho conosciuto questo ragazzo: intelligente, spiritoso, non esteticamente attraente e non troppo delicato, fidanzato e sfacciato un po' con tutte le ragazze.
Quando è toccato a me affrontare il suo atteggiamento, ho capito che mi attraeva.
Ero semiconsapevole del fatto che la storia non avrebbe preso una piega felice (sia perchè è fidanzato, sia perchè è leggermente maschilista), ma mi sono fatta avanti perchè le sue attenzioni mi hanno lusingata, e forse pensavo di non potermi meritare di meglio, e di non poterlo apprezzare senza "averlo". Trovavo emozionante il fatto che mi dicesse quanto ero simpatica, quanto dovevo lanciarmi a provarci con i ragazzi perchè ero una bella ragazza. Quando ho capito che lui stava al mio gioco la mia autostima è salita un sacco. Ma mi sono psicologicamente fatta "tenere sotto", perchè ho fatto il possibile perchè non si capisse che tra noi era successo qualcosa, volevo che lui mi considerasse "brava" e mi comportavo per apparire come la ragazza che lui desiderava; naturalmente non voleva che si sapesse che aveva tradito la sua ragazza, nonostante si veda chiaramente che il loro rapporto non splende di amore.
Lui però non ha avuto lo stesso riguardo verso di me. Ha colto l'occasione per far sapere in giro che io ci avevo provato con lui "con così tanta insistenza da costringerlo a respingermi". Anche la sua autostima deve essere salita di un bel po'. Lui è diventato "il trivella", io sono diventata la disperata.
Lui ora ha cambiato città, ed è come se io cercassi inconsciamente di cancellarlo. Da questo episodio la depressione è diventata più forte, e agli occhi degli altri sembra che io stia male per il fatto di non poter stare con lui (il che, sempre ai loro occhi, fa salire lui e scendere me); in realtà il turbamento era cominciato già molto prima.
Era cominciato dal momento in cui mi sono accorta che una persona così egoista mi attraeva, era nella soggezione che provavo in sua presenza, di fronte alla mia ignoranza e alla sua cultura, di fronte alla mia chiusura e al suo vitalismo.
In qualche modo, per la seconda volta, sono riuscita ad umiliarmi in pubblico per un ragazzo.
Significa che una parte di me ci mette tutto il proprio impegno, perchè non mi comporto come un cuore che voglia farsi avvicinare davvero.
Deve rimanere chiuso, c'è qualcosa di lui che gli altri non devono vedere, mi sa che la ragione per cui mi voglio emarginare è questa. Voglio attirare attenzione emarginandomi con il mio malessere. Ad emarginarmi ci riesco. Ad attirare l'attenzione no. Non come vorrei, almeno.

Anch'io come te ho spesso l'idea che nessuno potrebbe capirmi, quindi non esprimo neanche i miei bisogni. Il che porta a realizzazione il fatto che gli altri dei miei bisogni non tengono conto fino in fondo. E se sento ridere, spesso mi impegno per cercare di capire se l'oggetto del divertimento sono io. La maggior parte delle volte gli altri stanno parlando di tutt'altro.
Quando ero piccola quella spalla solida di cui parli per me era mia sorella più grande di dieci anni. Mi hai fatto venire in mente che c'è stato un periodo in cui le dicevo spesso "Io sono cattiva; io sono stupida". Volevo che mi rispondesse di no, ma quando lo faceva la sua risposta non mi soddisfaceva del tutto.
Con la storia di Einstein intendi dire che cercavi di giudicarti sempre in modo da apparire sbagliata?

Il trauma infantile di cui mi viene in mente risale a dieci anni fa, ma sicuramente deve essere successo (o deve non essere successo) qualcosa di difficile da accettare già molto prima. Perchè quando andavo all'asilo guardavo gli altri bambini scegliere i loro giochi ed io ero certa che quei giochi non fossero per me; andava quasi sempre a finire che i miei pennarelli socializzavano con un foglio bianco.

Dieci anni fa mio fratello, che ne aveva tredici, non ha avuto rispetto del mio corpo. Le sue mani hanno smesso di essere le mani di un fratello, e il mio seno ha smesso di essere il seno innocente di una bambina. Non so come scendere a patti con questo. Lui maturando ha razionalmente capito di aver sbagliato, anche se penso che stia cercando di dimenticare quello che è successo; è anche lui alla ricerca di un equilibrio, che non riesce a trovare.
Credevo di aver dimenticato quel momento del mio passato, ma mi sa che non mi rendevo conto di quanto questo evento mi stia condizionando la vita. Non ammetto neanche di fronte a me stessa che la mia femmilità mi crea disagio. Passo dall'atteggiarmi a seducente, al considerarmi non desiderabile. Che sono entrambi modi per nascondersi.
Quando ero piccola io e mio fratello eravamo sempre insieme. Abbiamo pochi anni di differenza e il suo entusiasmo soffocante mi trascinava sempre ad essere la sua compagna di giochi. Non avevo altri amici fuori, lui era il mio punto di riferimento non voluto. In qualche modo mia madre è riuscita a scoraggiare i miei tentativi di instaurare relazioni con i miei coetanei.
Lei sta molto male, e non lo ammette davvero di fronte a se stessa. Deve esserci qualche evento che lei per prima non ha superato del proprio passato.
Ed io sembro avere ancora paura di un abbandono che fabbrico da sola.

Il mio autolesionismo è soprattutto morale, non mi sono mai lasciata tagli sul braccio o cose simili. Anche se più volte mi è venuto in mente di farlo e ne ho avuto la tentazione, e forse la mia inconsapevolezza rispetto ai pericoli del mondo è un po' il desiderio di accoglierli.
Quello che mi fa sentire fuori luogo, almeno in quesi ultimi tempi, è soprattutto la consapevolezza di non partecipare del mondo allo stesso livello a cui ne partecipano gli altri.
Sì, mi sento incompresa, perchè mi trovo a mio agio nell'interpretare questa parte, e perchè nessuno degli ambienti che frequento è fatto per darmi ciò di cui ho bisogno, anche se questo qualcosa intuisco solo vagamente cos'è.
Mi sa che in fondo sto soprattutto scappando dalla mia famiglia. Le sto lasciando un potere emotivo che non merita.

tu? hai qualche esperienza infantile di cui vuoi parlare?
hai cominciato un percorso di psicoterapia o di terapia emotiva?
vivi con la tua famiglia o anche tu con l'università ti sei spostata fuori di casa?

Ti sei fatta prendere in giro perché tu hai poca autostima, lui ha poca auto stima di se e deve sempre alimentarla se no casca... Un UOMO non ha bisogno di vantarsi di aver avuto una o più donne e che sia stata lei ad andare da lui... Un UOMO ti prende, e ti fa sentire bellissima, poi magari cercherai tu lui, sarai tu ad andare in giro a dire sono stata con lui ed è stato fantastico.. Chi si loda si imbroda... Non hai perso niente.. Non essere triste e ragiona...

In bocca al lupo!

Sì, mi sono fatta prendere grandemente in giro. Lui non è stato uomo, ed io non sono stata donna.
Non sono triste perchè penso di aver perso qualcosa, ora. Sono turbata perchè sono certa che questo meccanismo si ripeterà se non comprendo chi sono, e so che farsi coraggio e dirsi "sono bella e merito amore" non è sufficiente. C'è qualcosa che non sto affrontando.
Crepi il lupo. Smile
Tu? hai avuto esperienze simili che ti va di condividere?

AuroraBoreale

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Messaggio  AuroraBoreale Lun Set 15, 2014 10:32 am

Cely92 ha scritto:Questo stronzo di disturbo si aggrava sempre di più in concomitanza di relazioni -.-
Traumi infantili pochi: i miei che si sono separati dopo stronzate legali su macchine e case. Non è stato un trauma, anzi. Ho avuto molte più attenzioni, anche perché sono l'unica figlia. Allo stesso tempo però erano entrambi poco presenti.  Quindi io non venivo seguita come gli altri bambini di conseguenza non uscivo, avevo gli stessi vestiti da sfigata per anni, non studiavo e allo stesso tempo ricevevo le loro pressioni e mi han fatto sentire sempre fallita. Poi compagni di classe che mi prendevano come oggetto di sfogo. Io li ignoravo ma loro si accanivano a darmi fastidio. Ho cominciato ad odiare tutti. Poi sia bambini che prof ridevano sul fatto che i miei erano poco presenti, separati.  Sono cresciuta in una città di bigotti dove non ho mai socializzato e dove se sei figlia di due divorziati sei figlia del diavolo.
Poi forse per il fatto di non avere fratelli ho sempre visto i miei quasi come estranei che mi mantengono,  a cui portare rispetto e con cui avere poco dialogo. Quando mi han visto depressa e anoressica però mi hanno aiutato entrambi essendo 2 "amiconi" (fanno gli amici per compatirmi)
Già.  Avrei voluto dei fratelli per avere comprensione.  Loro vivendo nel tuo ambiente possono capirti.  
Il trauma in particolare è stato con i miei coetanei,  che ho sempre odiato, dalle elementari all'ultimo anno di scuola.
Ora mi sono trasferita a Milano per studiare. Mi piace molto di più, mentalità più aperta e niente più pressioni e controlli dei miei. Ora però vorrei scappare perché alcuni grandi amici mi han tradito e tutto qui mi ricorda il mio ultimo ragazzo (storia simile alla tua, se poi ti interessa la scrivo)
Ora mi sento un po meno fallita, ho più autonomia e ho imparato a stare in piedi con le mie gambe. Ma a volte prende pure a me la depressione.
Psicoterapia inizialmente Buona.  Poi peggio di prima. Farmaci nada perché i miei han notato che li prendo come caramelle ed evito quelli che mi fanno ingrassare.  
Madre aggressiva(verbalmente) e padre che mi fa sentire fallita. Niente di che. Forse sto migliorando e solo grazie a me Wink

Rolling Eyes Da come parli sembra che stai sminuendo la difficoltà delle tue esperienze passate.
Due genitori che ti danno attenzioni senza essere realmente presenti e ti fanno sentire fallita, e la derisione e l'assenza di comprensione da parte dei coetanei e dei prof non è affatto "Niente di che", perchè ti porta a convincerti che sei solo e che dovrai arrangiarti sempre da solo.
E' vero la tua storia e la mia hanno molte cose in comune.
Anche i miei genitori hanno manifestato le loro cure verso di me in maniera decisamente anomala. Mi hanno sempre detto di volermi bene, addirittura che ero "più speciale" dei miei fratelli. Ma, per esempio, non mi hanno insegnato con il loro comportamento che è un atto di rispetto per il proprio corpo e per quello degli altri farsi la doccia tutti i giorni, indossare abiti puliti. Alle medie soprattutto indossavo gli abiti di quando mio fratello aveva la mia età.
Anche io venivo presa in giro dai miei compagni di classe, e anzichè odiarli ho sempre desiderato entrare a far parte del loro mondo. E se è vero che, come dici, dei fratelli possono capirti perchè vivono nel tuo stesso ambiente è anche vero che, anzichè incontrarli per affrontare insieme la realtà, rischi di incastrare una solitudine con un'altra solitudine.
Mio fratello e mia sorella sono persone molto sole, così come i miei genitori. Nella mia famiglia si sono creati fastidiosi legami di codipendenza, e sembra che più si è numerosi e più è un casino.
Quindi non pensare che le cose sarebbero andate molto diversamente se avessi avuto dei fratelli, non è detto che ti avrebbero dato comprensione e non è detto che tu saresti stata disposta ad accoglierla. In fondo in fondo anche per me i genitori sono sempre stati alquanto estranei.
Perchè vorresti scappare, che è successo con i tuoi amici? e con il tuo ultimo ragazzo?
Perchè dici che la psicoterapia ha peggiorato?
Quello dei farmaci è un aspetto che mi fa pensare molto. Sono sempre stata diffidente verso questo metodo perchè è un tampone che non individua la radice del malessere e non ti rende libero. Come funziona, te li hanno prescritti da subito? Sei tenuto a prenderli per forza?

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Messaggio  Alexb Dom Set 14, 2014 11:13 am

AuroraBoreale ha scritto:Beh l'esperienza più significativa degli ultimi tempi (la goccia che sta facendo traboccare il vaso) è stata la mia seconda delusione amorosa. La racconto in breve perchè è un po' complessa.
Nel nuovo ambiente ho conosciuto questo ragazzo: intelligente, spiritoso, non esteticamente attraente e non troppo delicato, fidanzato e sfacciato un po' con tutte le ragazze.
Quando è toccato a me affrontare il suo atteggiamento, ho capito che mi attraeva.
Ero semiconsapevole del fatto che la storia non avrebbe preso una piega felice (sia perchè è fidanzato, sia perchè è leggermente maschilista), ma mi sono fatta avanti perchè le sue attenzioni mi hanno lusingata, e forse pensavo di non potermi meritare di meglio, e di non poterlo apprezzare senza "averlo". Trovavo emozionante il fatto che mi dicesse quanto ero simpatica, quanto dovevo lanciarmi a provarci con i ragazzi perchè ero una bella ragazza. Quando ho capito che lui stava al mio gioco la mia autostima è salita un sacco. Ma mi sono psicologicamente fatta "tenere sotto", perchè ho fatto il possibile perchè non si capisse che tra noi era successo qualcosa, volevo che lui mi considerasse "brava" e mi comportavo per apparire come la ragazza che lui desiderava; naturalmente non voleva che si sapesse che aveva tradito la sua ragazza, nonostante si veda chiaramente che il loro rapporto non splende di amore.
Lui però non ha avuto lo stesso riguardo verso di me. Ha colto l'occasione per far sapere in giro che io ci avevo provato con lui "con così tanta insistenza da costringerlo a respingermi". Anche la sua autostima deve essere salita di un bel po'. Lui è diventato "il trivella", io sono diventata la disperata.
Lui ora ha cambiato città, ed è come se io cercassi inconsciamente di cancellarlo. Da questo episodio la depressione è diventata più forte, e agli occhi degli altri sembra che io stia male per il fatto di non poter stare con lui (il che, sempre ai loro occhi, fa salire lui e scendere me); in realtà il turbamento era cominciato già molto prima.
Era cominciato dal momento in cui mi sono accorta che una persona così egoista mi attraeva, era nella soggezione che provavo in sua presenza, di fronte alla mia ignoranza e alla sua cultura, di fronte alla mia chiusura e al suo vitalismo.
In qualche modo, per la seconda volta, sono riuscita ad umiliarmi in pubblico per un ragazzo.
Significa che una parte di me ci mette tutto il proprio impegno, perchè non mi comporto come un cuore che voglia farsi avvicinare davvero.
Deve rimanere chiuso, c'è qualcosa di lui che gli altri non devono vedere, mi sa che la ragione per cui mi voglio emarginare è questa. Voglio attirare attenzione emarginandomi con il mio malessere. Ad emarginarmi ci riesco. Ad attirare l'attenzione no. Non come vorrei, almeno.

Anch'io come te ho spesso l'idea che nessuno potrebbe capirmi, quindi non esprimo neanche i miei bisogni. Il che porta a realizzazione il fatto che gli altri dei miei bisogni non tengono conto fino in fondo. E se sento ridere, spesso mi impegno per cercare di capire se l'oggetto del divertimento sono io. La maggior parte delle volte gli altri stanno parlando di tutt'altro.
Quando ero piccola quella spalla solida di cui parli per me era mia sorella più grande di dieci anni. Mi hai fatto venire in mente che c'è stato un periodo in cui le dicevo spesso "Io sono cattiva; io sono stupida". Volevo che mi rispondesse di no, ma quando lo faceva la sua risposta non mi soddisfaceva del tutto.
Con la storia di Einstein intendi dire che cercavi di giudicarti sempre in modo da apparire sbagliata?

Il trauma infantile di cui mi viene in mente risale a dieci anni fa, ma sicuramente deve essere successo (o deve non essere successo) qualcosa di difficile da accettare già molto prima. Perchè quando andavo all'asilo guardavo gli altri bambini scegliere i loro giochi ed io ero certa che quei giochi non fossero per me; andava quasi sempre a finire che i miei pennarelli socializzavano con un foglio bianco.

Dieci anni fa mio fratello, che ne aveva tredici, non ha avuto rispetto del mio corpo. Le sue mani hanno smesso di essere le mani di un fratello, e il mio seno ha smesso di essere il seno innocente di una bambina. Non so come scendere a patti con questo. Lui maturando ha razionalmente capito di aver sbagliato, anche se penso che stia cercando di dimenticare quello che è successo; è anche lui alla ricerca di un equilibrio, che non riesce a trovare.
Credevo di aver dimenticato quel momento del mio passato, ma mi sa che non mi rendevo conto di quanto questo evento mi stia condizionando la vita. Non ammetto neanche di fronte a me stessa che la mia femmilità mi crea disagio. Passo dall'atteggiarmi a seducente, al considerarmi non desiderabile. Che sono entrambi modi per nascondersi.
Quando ero piccola io e mio fratello eravamo sempre insieme. Abbiamo pochi anni di differenza e il suo entusiasmo soffocante mi trascinava sempre ad essere la sua compagna di giochi. Non avevo altri amici fuori, lui era il mio punto di riferimento non voluto. In qualche modo mia madre è riuscita a scoraggiare i miei tentativi di instaurare relazioni con i miei coetanei.
Lei sta molto male, e non lo ammette davvero di fronte a se stessa. Deve esserci qualche evento che lei per prima non ha superato del proprio passato.
Ed io sembro avere ancora paura di un abbandono che fabbrico da sola.

Il mio autolesionismo è soprattutto morale, non mi sono mai lasciata tagli sul braccio o cose simili. Anche se più volte mi è venuto in mente di farlo e ne ho avuto la tentazione, e forse la mia inconsapevolezza rispetto ai pericoli del mondo è un po' il desiderio di accoglierli.
Quello che mi fa sentire fuori luogo, almeno in quesi ultimi tempi, è soprattutto la consapevolezza di non partecipare del mondo allo stesso livello a cui ne partecipano gli altri.
Sì, mi sento incompresa, perchè mi trovo a mio agio nell'interpretare questa parte, e perchè nessuno degli ambienti che frequento è fatto per darmi ciò di cui ho bisogno, anche se questo qualcosa intuisco solo vagamente cos'è.
Mi sa che in fondo sto soprattutto scappando dalla mia famiglia. Le sto lasciando un potere emotivo che non merita.

tu? hai qualche esperienza infantile di cui vuoi parlare?
hai cominciato un percorso di psicoterapia o di terapia emotiva?
vivi con la tua famiglia o anche tu con l'università ti sei spostata fuori di casa?

Ti sei fatta prendere in giro perché tu hai poca autostima, lui ha poca auto stima di se e deve sempre alimentarla se no casca... Un UOMO non ha bisogno di vantarsi di aver avuto una o più donne e che sia stata lei ad andare da lui... Un UOMO ti prende, e ti fa sentire bellissima, poi magari cercherai tu lui, sarai tu ad andare in giro a dire sono stata con lui ed è stato fantastico.. Chi si loda si imbroda... Non hai perso niente.. Non essere triste e ragiona...

In bocca al lupo!
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Messaggio  Cely Dom Set 14, 2014 1:20 am

Questo stronzo di disturbo si aggrava sempre di più in concomitanza di relazioni -.-
Traumi infantili pochi: i miei che si sono separati dopo stronzate legali su macchine e case. Non è stato un trauma, anzi. Ho avuto molte più attenzioni, anche perché sono l'unica figlia. Allo stesso tempo però erano entrambi poco presenti. Quindi io non venivo seguita come gli altri bambini di conseguenza non uscivo, avevo gli stessi vestiti da sfigata per anni, non studiavo e allo stesso tempo ricevevo le loro pressioni e mi han fatto sentire sempre fallita. Poi compagni di classe che mi prendevano come oggetto di sfogo. Io li ignoravo ma loro si accanivano a darmi fastidio. Ho cominciato ad odiare tutti. Poi sia bambini che prof ridevano sul fatto che i miei erano poco presenti, separati. Sono cresciuta in una città di bigotti dove non ho mai socializzato e dove se sei figlia di due divorziati sei figlia del diavolo.
Poi forse per il fatto di non avere fratelli ho sempre visto i miei quasi come estranei che mi mantengono, a cui portare rispetto e con cui avere poco dialogo. Quando mi han visto depressa e anoressica però mi hanno aiutato entrambi essendo 2 "amiconi" (fanno gli amici per compatirmi)
Già. Avrei voluto dei fratelli per avere comprensione. Loro vivendo nel tuo ambiente possono capirti.
Il trauma in particolare è stato con i miei coetanei, che ho sempre odiato, dalle elementari all'ultimo anno di scuola.
Ora mi sono trasferita a Milano per studiare. Mi piace molto di più, mentalità più aperta e niente più pressioni e controlli dei miei. Ora però vorrei scappare perché alcuni grandi amici mi han tradito e tutto qui mi ricorda il mio ultimo ragazzo (storia simile alla tua, se poi ti interessa la scrivo)
Ora mi sento un po meno fallita, ho più autonomia e ho imparato a stare in piedi con le mie gambe. Ma a volte prende pure a me la depressione.
Psicoterapia inizialmente Buona. Poi peggio di prima. Farmaci nada perché i miei han notato che li prendo come caramelle ed evito quelli che mi fanno ingrassare.
Madre aggressiva(verbalmente) e padre che mi fa sentire fallita. Niente di che. Forse sto migliorando e solo grazie a me Wink

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Messaggio  AuroraBoreale Dom Set 14, 2014 12:58 am

Beh l'esperienza più significativa degli ultimi tempi (la goccia che sta facendo traboccare il vaso) è stata la mia seconda delusione amorosa. La racconto in breve perchè è un po' complessa.
Nel nuovo ambiente ho conosciuto questo ragazzo: intelligente, spiritoso, non esteticamente attraente e non troppo delicato, fidanzato e sfacciato un po' con tutte le ragazze.
Quando è toccato a me affrontare il suo atteggiamento, ho capito che mi attraeva.
Ero semiconsapevole del fatto che la storia non avrebbe preso una piega felice (sia perchè è fidanzato, sia perchè è leggermente maschilista), ma mi sono fatta avanti perchè le sue attenzioni mi hanno lusingata, e forse pensavo di non potermi meritare di meglio, e di non poterlo apprezzare senza "averlo". Trovavo emozionante il fatto che mi dicesse quanto ero simpatica, quanto dovevo lanciarmi a provarci con i ragazzi perchè ero una bella ragazza. Quando ho capito che lui stava al mio gioco la mia autostima è salita un sacco. Ma mi sono psicologicamente fatta "tenere sotto", perchè ho fatto il possibile perchè non si capisse che tra noi era successo qualcosa, volevo che lui mi considerasse "brava" e mi comportavo per apparire come la ragazza che lui desiderava; naturalmente non voleva che si sapesse che aveva tradito la sua ragazza, nonostante si veda chiaramente che il loro rapporto non splende di amore.
Lui però non ha avuto lo stesso riguardo verso di me. Ha colto l'occasione per far sapere in giro che io ci avevo provato con lui "con così tanta insistenza da costringerlo a respingermi". Anche la sua autostima deve essere salita di un bel po'. Lui è diventato "il trivella", io sono diventata la disperata.
Lui ora ha cambiato città, ed è come se io cercassi inconsciamente di cancellarlo. Da questo episodio la depressione è diventata più forte, e agli occhi degli altri sembra che io stia male per il fatto di non poter stare con lui (il che, sempre ai loro occhi, fa salire lui e scendere me); in realtà il turbamento era cominciato già molto prima.
Era cominciato dal momento in cui mi sono accorta che una persona così egoista mi attraeva, era nella soggezione che provavo in sua presenza, di fronte alla mia ignoranza e alla sua cultura, di fronte alla mia chiusura e al suo vitalismo.
In qualche modo, per la seconda volta, sono riuscita ad umiliarmi in pubblico per un ragazzo.
Significa che una parte di me ci mette tutto il proprio impegno, perchè non mi comporto come un cuore che voglia farsi avvicinare davvero.
Deve rimanere chiuso, c'è qualcosa di lui che gli altri non devono vedere, mi sa che la ragione per cui mi voglio emarginare è questa. Voglio attirare attenzione emarginandomi con il mio malessere. Ad emarginarmi ci riesco. Ad attirare l'attenzione no. Non come vorrei, almeno.

Anch'io come te ho spesso l'idea che nessuno potrebbe capirmi, quindi non esprimo neanche i miei bisogni. Il che porta a realizzazione il fatto che gli altri dei miei bisogni non tengono conto fino in fondo. E se sento ridere, spesso mi impegno per cercare di capire se l'oggetto del divertimento sono io. La maggior parte delle volte gli altri stanno parlando di tutt'altro.
Quando ero piccola quella spalla solida di cui parli per me era mia sorella più grande di dieci anni. Mi hai fatto venire in mente che c'è stato un periodo in cui le dicevo spesso "Io sono cattiva; io sono stupida". Volevo che mi rispondesse di no, ma quando lo faceva la sua risposta non mi soddisfaceva del tutto.
Con la storia di Einstein intendi dire che cercavi di giudicarti sempre in modo da apparire sbagliata?

Il trauma infantile di cui mi viene in mente risale a dieci anni fa, ma sicuramente deve essere successo (o deve non essere successo) qualcosa di difficile da accettare già molto prima. Perchè quando andavo all'asilo guardavo gli altri bambini scegliere i loro giochi ed io ero certa che quei giochi non fossero per me; andava quasi sempre a finire che i miei pennarelli socializzavano con un foglio bianco.

Dieci anni fa mio fratello, che ne aveva tredici, non ha avuto rispetto del mio corpo. Le sue mani hanno smesso di essere le mani di un fratello, e il mio seno ha smesso di essere il seno innocente di una bambina. Non so come scendere a patti con questo. Lui maturando ha razionalmente capito di aver sbagliato, anche se penso che stia cercando di dimenticare quello che è successo; è anche lui alla ricerca di un equilibrio, che non riesce a trovare.
Credevo di aver dimenticato quel momento del mio passato, ma mi sa che non mi rendevo conto di quanto questo evento mi stia condizionando la vita. Non ammetto neanche di fronte a me stessa che la mia femmilità mi crea disagio. Passo dall'atteggiarmi a seducente, al considerarmi non desiderabile. Che sono entrambi modi per nascondersi.
Quando ero piccola io e mio fratello eravamo sempre insieme. Abbiamo pochi anni di differenza e il suo entusiasmo soffocante mi trascinava sempre ad essere la sua compagna di giochi. Non avevo altri amici fuori, lui era il mio punto di riferimento non voluto. In qualche modo mia madre è riuscita a scoraggiare i miei tentativi di instaurare relazioni con i miei coetanei.
Lei sta molto male, e non lo ammette davvero di fronte a se stessa. Deve esserci qualche evento che lei per prima non ha superato del proprio passato.
Ed io sembro avere ancora paura di un abbandono che fabbrico da sola.

Il mio autolesionismo è soprattutto morale, non mi sono mai lasciata tagli sul braccio o cose simili. Anche se più volte mi è venuto in mente di farlo e ne ho avuto la tentazione, e forse la mia inconsapevolezza rispetto ai pericoli del mondo è un po' il desiderio di accoglierli.
Quello che mi fa sentire fuori luogo, almeno in quesi ultimi tempi, è soprattutto la consapevolezza di non partecipare del mondo allo stesso livello a cui ne partecipano gli altri.
Sì, mi sento incompresa, perchè mi trovo a mio agio nell'interpretare questa parte, e perchè nessuno degli ambienti che frequento è fatto per darmi ciò di cui ho bisogno, anche se questo qualcosa intuisco solo vagamente cos'è.
Mi sa che in fondo sto soprattutto scappando dalla mia famiglia. Le sto lasciando un potere emotivo che non merita.

tu? hai qualche esperienza infantile di cui vuoi parlare?
hai cominciato un percorso di psicoterapia o di terapia emotiva?
vivi con la tua famiglia o anche tu con l'università ti sei spostata fuori di casa?

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Messaggio  Cely Sab Set 13, 2014 12:08 am

Ehi ciao, che esperienze hai vissuto? Come mai ti ritrovi emarginata anche adesso?
La tua storia sembra molto simile alla mia Smile
Anche io difetti relazionali da sempre. All'università amici a non finire. Ora di nuovo emarginazione e frustrazione. La rabbia la faccio uscire in modo diverso e se prima ero "con tratti antisociali" ora sono "Con tratti da frustrata"
Ho sempre l'idea di essere perseguitata e che nessuno mi capisca.
Da piccola cercavo una spalla solida su cui aggrapparmi, una comprensione, qualcuno che mi dicesse al momento giusto "non sei sbagliata" un po come la storia di Einstein e del pesce: "ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce in base alla capacità di arrampicarsi su un albero questo sembrerà stupido"
Traumi infantili? Racconta se ti va
Autolesionismo? Gusti in generale che ti fanno sentire diversa e fuori luogo? Senso di oncomprensione continua?

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Piacere, mi sa che sono borderline Empty Piacere, mi sa che sono borderline

Messaggio  AuroraBoreale Ven Set 12, 2014 10:15 pm

Ciao a tutti!
E' la prima volta che mi iscrivo ad un forum. E' una di quelle cose che mi hanno sempre incuriosito e che ho sempre puntualmente rimandato ad un'altra vita.
Beh, trovo che poter condividere il proprio vissuto difficile con altre persone che hanno o hanno avuto esperienze analoghe alla propria sia una grande opportunità, perchè ti porta ad accettare il fatto che non sei davvero solo, e che, se esiste un termine scientifico per definire ogni fenomeno (e quindi ogni disturbo), ogni cosa ha un senso e una soluzione. Poi, le chat per trattare certe tematiche sono l'ideale; penso che possano essere uno strumento molto utile per crescere.

Rolling Eyes Ho vent'anni e, che io ricordi, ho difficoltà relazionali da sempre. Negli ultimi tempi, dopo aver cambiato città ed essermi allontanata dalla mia famiglia per "motivi di studio", ero riuscita a convincermi di aver instaurato relazioni equilibrate e di aver trovato dei solidi punti di riferimento, ma dopo l'ennesima volta che mi si è ripresentata l'esperienza dell'emarginazione all'interno di un ambiente che continua a non avere intenzione di emarginarmi, mi sono resa conto di quanto la mia solitudine davvero dipenda da me, da una struttura emotiva che non voglio vedere e non voglio lasciar andare.
Non posso affermare con certezza di essere affetta da un disturbo borderline, perchè non ne ho ancora parlato con un terapeuta. E se ho ben capito il termine "borderline" ha due accezioni, una più ampia e una più specifica. Per la prossima settimana ho fissato la mia prima seduta e vedrò che cosa emergerà da un primo sguardo. Non qualcosa che mi aspetto, immagino.
Ma dopo aver effettuato un paio di ricerche su internet non posso fare a meno di notare una congruenza quasi perfetta tra la sintomatologia borderline e la mia esperienza quotidiana, passata e presente.
So per certo che ci sono eventi del mio passato che non ho elaborato correttamente, e continuo inconsciamente a vivere in funzione di quegli eventi, nonostante sia abile nel dirmi il contrario. Ma proprio perchè continuano a condizionarmi non riesco a scriverne.
Quegli attimi di profondo benessere che ho provato dopo aver applicato uno sguardo distaccato sulla mia esperienza mi danno la certezza che la natura più intima di ciascuno di noi sia quella della piena salute, anche se non mancano i momenti di depressione in cui l'unica cosa certa sembra essere il senso di vuoto e la voglia di chiamare ottusamente attenzione con atti di autolesionismo.
In ogni caso sono grata all'esistenza della parola "borderline". Ho sempre saputo, consciamente o inconsciamente, di non vivere in una condizione di equilibrio, ma non ero mai riuscita a dare un nome alla mia esperienza di ciò che è reale per me. Questa consapevolezza potrebbe cambiarmi la vita. Anche se so che prima che ciò avvenga, il mio corpo dovrà essere d'accordo, e se sto attraversando una crisi più o meno da sempre è perchè non ho il suo permesso per liberarmi da emozioni che non servono più.
Non sarà facile.

Qual è la vostra esperienza Question

ps: qualcuno sa anche dirmi come fare per aggiungere un'immagine al mio account del forum? Smile

AuroraBoreale

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