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SABATO SERA BORDERLINE

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SABATO SERA BORDERLINE Empty Re: SABATO SERA BORDERLINE

Messaggio  MONIA Sab Dic 01, 2012 7:39 pm

WEIIIIIIIIIIIIIII GIACOMUZZZZZZZZZZZ
AHAHAHAH FANTASTICO,
in caso ti capitasse di essere morto un giorno
fammi sapere lol! affraid flower

MONIA

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Messaggio  giacomo Sab Dic 01, 2012 7:14 pm

Ciao Monia, per il momento sì sono ancora vivo, grazie del saluto, spero di essere vivo anche tra un altro po'.

giacomo

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Messaggio  MONIA Lun Nov 26, 2012 7:03 pm

SABATO SERA BORDERLINE

(Testimonianza e riflessioni che desidero condividere con grande sforzo, perché forse potrà essere utile a qualcuno)

Io solitamente non esco mai il sabato sera, l'affollamento di troppe anime d'ogni età in giro per le piazze, le discoteche, i bar, m’infonde agitazione, paura e soffocamento, tutti i giorni della settimana vanno bene, ma quel giorno per me è out.
Esco sempre da sola, ho sempre girato da sola nella mia vita, le compagnie conosciute o occasionali le ho incontrate strada facendo, mi sono spesso aggregata e sovente accomiatata sparendo nel nulla.
Non mi è mai piaciuto sentirmi pressata da nessun genere di legame o di impegno neanche da quello di una compagnia per uscire e divertirsi.
Sarei dovuta andare a vedere Milan-Juventus allo stadio questa Domenica con quei pochi amici veri che ho che erano finalmente riusciti a convincermi a comprare il biglietto e a prendermi l'impegno e mantenerlo. Cazzo! Possibile che per un Borderline sia difficile mantenere anche l'impegno di una serata di estremo piacere???
Alle diciotto e trenta sono uscita da casa incazzata nera con mia madre, perché aveva deciso di non prestarmi più la sua auto dopo mezzogiorno, non la biasimo, ma io mi sono sentita una merda andicappata.
Mi sono avviata a piedi per andare a bere l'aperitivo nel bar del mio amico Juventino e condividere la grande emozione di tornare allo stadio di San Siro dopo trentacinque anni. Casa mia dista dal bar del mio amico circa quaranta minuti e in questo lasso di tempo folgorata dalla rabbia, mi sono fermata qua e là a sorseggiare bevande alcoliche per smaltirla, lentamente ho perso di vista l'obbiettivo, dimenticato che era sabato, dimenticato che il giorno dopo sarei dovuta andare allo stadio. Al bar del mio amico ci sono arrivata che stava chiudendo e da lì mi sono fatta accompagnare nella cittadina vicina che dista quattro kilometri poiché lui era di strada per rincasare. Che avessi bevuto ancora non si notava e neanche il discontrollo interiore, sembravo normalissima, quindi mi ha dato il passaggio e non si è preoccupato di rammentarmi che il giorno dopo avevo un impegno. Conosce il mio problema, ma tra il conoscerlo e il capirlo a fondo nei particolari c'è una grande differenza e non lo pretendo nemmeno da lui, già tanto se non mi ha abbandonato, è l’unico amico sano che ho e che riesco a frequentare.
Ho cominciato a girare per la cittadina senza una meta precisa, in giro per qualche bettola a chiacchierare, a bere, poi a un tratto ho incontrato un gruppo di ragazzotti e ragazzotte, avranno avuto dai sedici ai diciotto anni ed erano circa una quindicina. Mi sono fermata, ormai ero ubriaca e ho cominciato a scherzare cono loro chiedendo se fra le loro amiche c’era qualche ragazza bisex e se conoscevano il mio amico Giuliano morto un mese prima. Giuliano era famoso nella cittadina, un ladro, un drogato, un trans bisex, un ex galeotto per furti, era tutto fuorché cattivo. La sua vita era un va e vieni dalle prigioni, dalla psichiatria, dal pronto soccorso. Fuori da ogni controllo delle forze dell'ordine e dei medici. C'era stato un periodo, io avevo sedici anni e lui circa trenta che si era fatto crescere il seno e girava con i tacchi a spillo e i tanga, tutto tatuato. Non era assolutamente effeminato, anzi, era un gran bel pezzo d'uomo. Ai tempi fregava tutti e nessuno riusciva a fermarlo. Una vita a trecento l’ora condotta in maniera disordinata, ma libera, tanto libera, eravamo molto simili, l'unica differenza è che io ho sempre lavorato e non mi sono mai drogata. Gli altri lo evitavano, ma noi ci conoscevamo nell’intimo dell’anima, quella che spesso la gente normale non riesce a vedere. Poi il tempo è trascorso anche per lui e ormai aveva i suoi sessant'anni, non era cambiato, ma si era indebolito.
I ragazzi hanno detto che lo conoscevano, che era un mito, ma il loro tono di voce era cinico e canzonatorio, poi hanno cominciato a prendermi in giro dicendomi che una delle ragazze era lesbica e mi hanno scritto il numero di telefono sul braccio. Le loro voci hanno cominciato a frastornarmi in testa, non era più divertente anche se d’altro canto li avevo provocati io. Ho fatto per andarmene e sono caduta, è vero, mi hanno aiutato a rialzarmi, ma ridevano e in quell'istante ho avuto un’illuminazione, ho avvertito nettamente tutta la disperazione e la sofferenza che il mio amico poteva aver provato negli ultimi periodi. Ormai non era più la persona ladra e forte, era solo un povero vecchio canzonato e derubato (tre mesi prima di morire gli avevano rubato tutta la pensione un giorno che era a zonzo ubriaco, circa tremila euro). Sono andata nel bar che era solito frequentare lui e lì un tizio che conosco da molto tempo mi ha rivelato quello che io avevo sentito nel cuore sin dal principio cioè che non era morto di polmonite fulminante (dopo avermi diagnosticato la patologia nessuno mi dice più la verità per paura che esco di testa), ma che qualcuno che aveva portato dentro casa lo aveva picchiato e derubato. Questo mi ha fulminato completamente.
In preda al dolore e alla disperazione ho bevuto ancora di più fino a perdere totalmente il controllo e ad avere anche un’allucinazione: non vedevo e sentivo più la mia mano destra.
Volevo buttarmi giù da un ponte, piangevo, non capivo più dov'ero... il mio cellulare era scarico, l’ultima volta che avevo visto l’ora erano le due di notte, il tempo era trascorso e io non me n’ero accorta. Non so per quale miracolo invece di buttarmi giù dal ponte ho imboccato la via del pronto soccorso e lì mi hanno aiutato per l'ennesima volta.
Mi rendo conto oggi che anche lui poteva essere malato, negli ultimi tempi, quando beveva troppo e stava male siccome era molto più pazzo si sdraiava in mezzo alla piazza e chiamava l’ambulanza per portarlo a casa, era pur sempre una richiesta d’aiuto, ma gli altri non lo hanno mai capito e non sapevano neanche che prendeva il Depaking perché era anche epilettico.
Quello che intendo dire è che questa psicopatologia inganna, sinché siamo giovani ci crediamo tutti degli eroi, poi alla fine ci rendiamo conto di essere solo dei malati, abbandonati, drogati o alcolisti con tanta desolazione nel cuore.

Sto andando dal Dottor Pace, sinora ho fatto solo tre sedute; nonostante io comprenda tutto questo avrei già voglia di mollare tutto, non perché lui non sia bravo ovvio, ma perché sono combattuta tra il desiderio di continuare a vivere allo sbaraglio e morire un giorno come sono morti i miei amici o sforzarmi a modificare qualcosa per vivere una vita dignitosa, ma a mio avviso noiosa come la vivono le persone sane che io sento sempre come dormienti. In fondo mi piace farmi giocare dalle emozioni e dall'alcol, ma quando poi arrivo al limite chiedo aiuto e se deciderò di vivere così non avrò più il diritto di farlo.
Che fare? Che decisione prenderò?
Smettere di bere è semplice, l’ho fatto spesso, è sopportare la psicopatologia senza alcol e senza psicofarmaci(troppo contraria) che è difficile e poi una vita che conduco così da trentadue anni è un "tantino impossibile" da cambiare, ma solo io posso capirlo, o voi, perché gli altri si aspettano il miracolo, io mi aspetto solo tanta, troppa sofferenza.

Vedremo...

Naturalmente allo stadio non ci sono più andata e mi sono sentita tanto in colpa quando il mio amico è venuto a casa mia, (io mezza morta a letto) a prendere la mia carta d'identità per riuscire a rimpiazzarmi con la sua ragazza, e ha detto a mia madre:- Peccato, c'ero quasi riuscito a farla venire questa volta-.

Oltretutto la Juve ha perso e conoscendolo oggi sarà stato tutto il giorno al bar a sbraitare che la colpa è mia, perché ho boicottato e ha dovuto portare la sua ragazza Interista che ha portato sfiga come sempre Basketball lol!

Un abbraccio sincero a tutti voi e anche a Giacomo sperando che sia ancora vivo.
WEI GIACOMO SE CI SEI BATTI UN COLPO!

Un caro saluto al Dottor Pace,
a presto.


MONIA

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