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Brevi relazioni borderline, ecco come va

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Messaggio  albasilente Sab Mag 11, 2019 10:20 pm

Avevo 28 anni, allora pensavo che borderline volesse semplicemente dire “quasi pazzo”. Uscivo da una relazione turbolenta (tanto per cambiare) e sul finire delle vacanze estive mi invaghisco di un tipo. Finiscono le vacanze e iniziamo a sentirci. Tutto ok, è proprio quello che mi serviva in quel momento. Un giorno mi invita a trascorrere un weekend nella sua città, a casa sua. Accetto entusiasta. Arriva il giorno e ci diamo appuntamento, lui viene in macchina a prendermi. Parte l'ansia. Al telefono comincia a spiegarmi il modello della sua auto in modo che possa riconoscerlo. Non riesco a capire. Una monovolume? Cioé? Come é fatta? Poi mi dice la marca. Mai sentita. Ma che cazzo di macchina ha? Comincio a mostrare segni di nervosismo, mi calmo quando mi dice che é verde. Arriva, mi carica in questa cazzo di macchina e partiamo. Sono convinta che lui abiti a Padova, visto che ha sempre detto così. Invece abita in provincia, in un cazzo di paesino sperduto nelle campagne venete. Comincio a pensare che odio i veneti.  Arriviamo in questa zona residenziale sperduta, tutta a villette a schiera o sparse. Passiamo davanti a una che ha la recinzione di finto legno, cosa che odio. Se la vuoi di legno, falla di legno, no? L'ambiguità della staccionata mi urta. E dico: ma guarda che schifo di staccionata! Hanno un gusto di merda. Sento rispondere: siamo arrivati, é casa mia. Bum. È la fine. Vorrei giá chiedergli di riportarmi indietro. Sarebbe stato meglio. Entriamo e non mi piace niente. L'arredamento, la divisione interna, nemmeno sua madre, che tra l'altro si chiama come me. Che nome di merda, penso. Il tempo di cambiarci e dobbiamo uscire. Cazzo, sono stanca. Lui ha organizzato tutto. Cena con i suoi amici. Tutti. Si comincia con un aperitivo. Sono tutti fighi, belli, sia i maschi che le femmine. Tutti ricchi, ricchissimi alcuni. Lui comincia ad elencarmi le loro proprietá, questo é figlio di questo, quello di quell'altro. Cazzo, vado in panico. Da una parte penso: quindi l'unico sfigato del gruppo, me lo sono preso io. Lui non è ricco, non é bellissimo, non é figlio di nessuno. Poi scattano i complessi, nemmeno io sono la figlia di un grande imprenditore, non sono bellissima, non sono niente. La serata mi prende male, non riesco a dire una parola, mi limito ad annuire con un mezzo sorriso finto, sembro una deficiente. Che schifo, sono paralizzata dalla vergogna. Arriviamo a casa, facciamo sesso. Ma é orribile. Il giorno dopo siamo soli, sua madre é andata via. Arriva un suo amico per pranzo. Sembra proprio che senza amici non sappia stare. Cucina lui, scalzo. Mi dá fastidio che sia scalzo, i suoi piedi iniziamo a farmi schifo, non riesco a guardarli. E poi quella terribile parlata veneta. Quando parlano il dialetto sembrano veramente ignoranti. Che schifo. Scopro persino che il suo nome non é quello che credevo. Pensavo si chiamasse Dennis e invece si chiama Denis, con una sola n. Il suo amico dice che quando era giovane era così spericolato con la moto che lo chiamavano "Deni senza freni". Sono sul punto di vomitare. Quando il tizio se va, restiamo soli. Mi fa provare l'oppio. Non vedevo l'ora. Mi sembra che sia l'unico motivo del viaggio. Ma neanche quello funziona. O respiro male, o non so che, fatto sta che non mi fa effetto. A lui sì, invece, lo stronzo, e si addormenta. Me ne vado a letto, senza nemmeno provare a svegliarlo. La mattina dopo si arrabbia per questo, mi dice che avrei dovuto svegliarlo. Ci ho provato, mento, ma tu non ti svegliavi. Mi chiede scusa. Fa niente, solo che devo tornare subito a casa, mi hanno chiamato, ho un impegno che non ricordavo. Per qualche giorno ci siamo sentiti, nel senso che gli rispondevo al telefono. Poi un giorno, mentre ero al lavoro e mi ha chiamato, ho messo il telefono nel cassetto e non gli ho risposto. Mai più.

albasilente

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