Informazioni sui Disturbi della Personalità
WWW.DISTURBOBORDERLINE.COM - Dott. Alessandro Pace, Psicoterapeuta Milano e Pavia Tel.3289549784 :: Disturbi della Personalità
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Re: Informazioni sui Disturbi della Personalità
Sono lieto di esserle stato utile, e ci tengo a precisare che la scelta di intraprendere una terapia dovrebbe essere motivata dal desiderio di crescita e miglioramento, o dal bisogno di risolvere una situazione di disagio.
Se mi passa la banale metafora, nessuno chiama un idraulico se il proprio impianto idrico funziona perfettamente: lo si fa se c'è un guasto da riparare, o se si desidera apportare delle migliorie.
La terapia, inoltre, è un luogo in cui spesso emergono in forma pura le caratteristiche potenzialmente disfunzionali che influenzano, e spesso limitano, la vita di tutti i giorni: nel suo caso potrebbe trattarsi proprio di quella "fame di rapporto e di intimità" e di quella "paura del rifiuto" che sembrano aver deteriorato il rapporto con la sua curante.
Proprio per questa ragione potrà essere utile lavorare con lei su questi aspetti, in particolare per quanto riguarda il rispetto del setting (l'insieme di norme che regolano il lavoro clinico: orari, contatti telefonici…), in modo tale da garantirle la neutralità necessaria ad effettuare un percorso soddisfacente.
Sempre in chiave di metafora, infatti, immagino sia abbastanza intuitivo come il rapporto con un medico, ad esempio un ginecologo o un gastroenterologo, risentirebbe della perdita di quella neutralità necessaria ad assolvere la sua funzione (pensi all'imbarazzo di trattare questioni ginecologiche o relative a disagi gastrointestinali con un amico!).
Ciononostante, proprio perché il lavoro su di sé comporta necessariamente una quota di fatica e di sofferenza, sarebbe consigliabile effettuarlo con uno specialista che riscuota completamente la sua fiducia: è chiaro che nessuno continuerebbe ad avvalersi dei servigi di un idraulico di cui non si fida, o che non ha risolto, o ha addirittura peggiorato, lo stato del suo impianto idrico, previo naturalmente un chiarimento con lo stesso.
Spero di esserle stato utile,
Cordiali saluti,
Dott. Alessandro Pace
Se mi passa la banale metafora, nessuno chiama un idraulico se il proprio impianto idrico funziona perfettamente: lo si fa se c'è un guasto da riparare, o se si desidera apportare delle migliorie.
La terapia, inoltre, è un luogo in cui spesso emergono in forma pura le caratteristiche potenzialmente disfunzionali che influenzano, e spesso limitano, la vita di tutti i giorni: nel suo caso potrebbe trattarsi proprio di quella "fame di rapporto e di intimità" e di quella "paura del rifiuto" che sembrano aver deteriorato il rapporto con la sua curante.
Proprio per questa ragione potrà essere utile lavorare con lei su questi aspetti, in particolare per quanto riguarda il rispetto del setting (l'insieme di norme che regolano il lavoro clinico: orari, contatti telefonici…), in modo tale da garantirle la neutralità necessaria ad effettuare un percorso soddisfacente.
Sempre in chiave di metafora, infatti, immagino sia abbastanza intuitivo come il rapporto con un medico, ad esempio un ginecologo o un gastroenterologo, risentirebbe della perdita di quella neutralità necessaria ad assolvere la sua funzione (pensi all'imbarazzo di trattare questioni ginecologiche o relative a disagi gastrointestinali con un amico!).
Ciononostante, proprio perché il lavoro su di sé comporta necessariamente una quota di fatica e di sofferenza, sarebbe consigliabile effettuarlo con uno specialista che riscuota completamente la sua fiducia: è chiaro che nessuno continuerebbe ad avvalersi dei servigi di un idraulico di cui non si fida, o che non ha risolto, o ha addirittura peggiorato, lo stato del suo impianto idrico, previo naturalmente un chiarimento con lo stesso.
Spero di esserle stato utile,
Cordiali saluti,
Dott. Alessandro Pace
Re:
Davvero non so come ringraziarla per la sollecitudine e le parole rassicuranti di cui avevo un immenso bisogno.
La prima cosa che desidero a questo punto, è capire se esistono i presupposti ed i motivi per insistere nella richiesta di chiarimenti con la psicologa, sia in merito al mio "sentirmi tradita", sia alla sensazione di una sorta di ambiguità di cui non riesco a liberami, o se piuttosto mi convenga lasciar perdere tutto e fingere di non aver mai intrapreso questa strada.
La ringrazio di cuore.
Una buona giornata
La prima cosa che desidero a questo punto, è capire se esistono i presupposti ed i motivi per insistere nella richiesta di chiarimenti con la psicologa, sia in merito al mio "sentirmi tradita", sia alla sensazione di una sorta di ambiguità di cui non riesco a liberami, o se piuttosto mi convenga lasciar perdere tutto e fingere di non aver mai intrapreso questa strada.
La ringrazio di cuore.
Una buona giornata
Ester- Ospite
Risposta
Buongiorno,
ho letto con interesse la sua lettera e mi dispiace rilevare la condizione di disagio e di disorientamento in cui versa.
Se ho ben capito mi chiede se esistono i presupposti per effettuare una valutazione psicodiagnostica: in questo caso la mia risposta è senza dubbio affermativa, anzi, credo possa tornarle utile allo scopo di chiarire la sua situazione.
Se non ho frainteso, il suo sentirsi "abbandonata" e "tradita" dalla sua curante (sensazione frequente e diffusa in chi si affida a qualcuno su temi intimi e personali) credo costituisca la base del suo attuale disorientamento.
Cordiali Saluti,
Dott. Alessandro Pace
ho letto con interesse la sua lettera e mi dispiace rilevare la condizione di disagio e di disorientamento in cui versa.
Se ho ben capito mi chiede se esistono i presupposti per effettuare una valutazione psicodiagnostica: in questo caso la mia risposta è senza dubbio affermativa, anzi, credo possa tornarle utile allo scopo di chiarire la sua situazione.
Se non ho frainteso, il suo sentirsi "abbandonata" e "tradita" dalla sua curante (sensazione frequente e diffusa in chi si affida a qualcuno su temi intimi e personali) credo costituisca la base del suo attuale disorientamento.
Cordiali Saluti,
Dott. Alessandro Pace
Informazioni sui Disturbi della Personalità
Gentile Dott. Pace,
Ho 35 anni, sono single, vivo e lavoro nella provincia di Como ed ho un vissuto familiare piuttosto travagliato, con casi di disturbi mentali in famiglia.
Quest’anno, in seguito ad un periodo particolarmente duro sia per motivi personali sia familiari, per la prima volta ho creduto necessario chiedere aiuto, e mi sono rivolta ad una psicologa, con cui ho fatto alcuni incontri e diversi test.
Preciso che l’aiuto chiesto era essenzialmente mirato ad avere una risposta ai dubbi che mi erano sorti riguardo ad un possibile aspetto problematico del mio stato di salute mentale, avendo nel tempo riscontrato diverse ed inquietanti affinità con le patologie manifestate da mia madre.
La diagnosi della psicologa è di Disturbo della Personalità, e mi consiglia di procedere con una visita psichiatrica e l’ausilio degli psicofarmaci, anche alla luce delle oscillazioni dell’umore.
Dico subito che sono assolutamente contraria all’uso dei farmaci, e chiedo se sia possibile continuare solo con la psicoterapia. Ci si prova, ma non accetto il metodo da lei adottato. A dire la verità non accetto proprio il tipo di approccio formale e tuttavia la metto in guardia rispetto alla mia possibile invadenza, ma si dichiara disponibile.
In effetti lo è, malgrado i miei tentativi di spostare il tutto su un piano più personale ed empatico perché, in realtà , volevo conoscerla meglio, come con chiunque entri in contatto con me.
Dopo alcuni mesi, ed uno scambio alquanto fitto di messaggi e telefonate, la disponibilità della psicologa viene meno, anzi percepisco da parte sua fastidio e allontanamento. La incontro per chiederle scusa, ammettendo i miei eccessi e le mie pretese.
Passa altro tempo e, durante le ferie della psicologa, che mi aveva detto che per lei il lavoro non s’interrompe mai, la disturbo ripetutamente con telefonate e messaggi: me lo fa presente, di nuovo mi sento un verme e chiedo scusa.
Alla luce del disagio che sto sperimentando mi chiedo: “Ma chi me l’ha fatto fare di intraprendere una strada così ardua, dopo aver vissuto e superato momenti anche peggiori, a mettere in mano la mia vita a qualcuno, se poi questa persona se ne disinteressa?”
Il motivo per cui mi rivolgo a lei e le racconto la mia storia è quello di voler capire se, come sempre, esagero nel valutare alcune situazioni o se ci sono i presupposti per un approfondimento.
La ringrazio davvero tantissimo per l'attenzione e la disponibilità.
Cordiali saluti
Ho 35 anni, sono single, vivo e lavoro nella provincia di Como ed ho un vissuto familiare piuttosto travagliato, con casi di disturbi mentali in famiglia.
Quest’anno, in seguito ad un periodo particolarmente duro sia per motivi personali sia familiari, per la prima volta ho creduto necessario chiedere aiuto, e mi sono rivolta ad una psicologa, con cui ho fatto alcuni incontri e diversi test.
Preciso che l’aiuto chiesto era essenzialmente mirato ad avere una risposta ai dubbi che mi erano sorti riguardo ad un possibile aspetto problematico del mio stato di salute mentale, avendo nel tempo riscontrato diverse ed inquietanti affinità con le patologie manifestate da mia madre.
La diagnosi della psicologa è di Disturbo della Personalità, e mi consiglia di procedere con una visita psichiatrica e l’ausilio degli psicofarmaci, anche alla luce delle oscillazioni dell’umore.
Dico subito che sono assolutamente contraria all’uso dei farmaci, e chiedo se sia possibile continuare solo con la psicoterapia. Ci si prova, ma non accetto il metodo da lei adottato. A dire la verità non accetto proprio il tipo di approccio formale e tuttavia la metto in guardia rispetto alla mia possibile invadenza, ma si dichiara disponibile.
In effetti lo è, malgrado i miei tentativi di spostare il tutto su un piano più personale ed empatico perché, in realtà , volevo conoscerla meglio, come con chiunque entri in contatto con me.
Dopo alcuni mesi, ed uno scambio alquanto fitto di messaggi e telefonate, la disponibilità della psicologa viene meno, anzi percepisco da parte sua fastidio e allontanamento. La incontro per chiederle scusa, ammettendo i miei eccessi e le mie pretese.
Passa altro tempo e, durante le ferie della psicologa, che mi aveva detto che per lei il lavoro non s’interrompe mai, la disturbo ripetutamente con telefonate e messaggi: me lo fa presente, di nuovo mi sento un verme e chiedo scusa.
Alla luce del disagio che sto sperimentando mi chiedo: “Ma chi me l’ha fatto fare di intraprendere una strada così ardua, dopo aver vissuto e superato momenti anche peggiori, a mettere in mano la mia vita a qualcuno, se poi questa persona se ne disinteressa?”
Il motivo per cui mi rivolgo a lei e le racconto la mia storia è quello di voler capire se, come sempre, esagero nel valutare alcune situazioni o se ci sono i presupposti per un approfondimento.
La ringrazio davvero tantissimo per l'attenzione e la disponibilità.
Cordiali saluti
Ester- Ospite
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