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Incastrata in casa

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Messaggio  Malvina Lun Gen 23, 2017 1:59 am

Il fatto Takonena è che tu non sei la sua psicoterapeuta, che è una figura un po' super partes, autorevole e non coinvolta personalmente nelle vicende della sua vita, sei comunque una con cui ha avuto una relazione e in quanto tale ripeterà sempre gli stessi comportamenti finché scoppierai. Quindi se puoi cambia casa, il massimo che puoi fare se proprio ci tieni è interessarti che vada in terapia, ma senza coinvolgimenti personali e aspettandoti comunque accuse periodiche da parte sua. Se credi di non poterlo reggere allora è meglio il no-contact.

Malvina

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Messaggio  Hulkessa Mer Gen 18, 2017 10:56 am

Hulkessa ha scritto:
Takonena ha scritto:Ciao a tutti
Vorrei condividere la mia esperienza perchè non so con chi altro parlarne. Vi ringrazio in anticipo per l'attenzione.
Ho 24 anni e da 5 mesi sono uscita dalla casa dei miei genitori per problemi famigliari, che hanno concorso allo sviluppo di alcuni problemi psicologici (disturbo alimentare, disturbi d'ansia) che ancora non sono riuscita a risolvere. Essendo ancora una studentessa (mi sto laureando in psicologia) abito in una casa condivisa con 3 coinquilini. Dopo poco tempo io e uno di loro, che chiamerò A., abbiamo stretto una relazione molto intima e complice. Lui era attentissimo ai miei bisogni, dimostrava di capire i miei pensieri senza bisogno alcuno che io li esternassi. Abbiamo, con tutte le incertezze del caso (viviamo insieme, con altre persone ecc.), iniziato una relazione. Fin dall'inizio notavo in lui comportamenti particolari, che a tratti mi spaventavano, come crisi di rabbia esplosive e distruttive, periodi di disforia e distacco, alienazione ed apatia, ma non ero riuscita a dare un nome a tutto ciò, fino a quando, anche grazie a pareri esterni e sicuramente più professionali del mio, si è aperta l'ipotesi del border. Ho approfondito moltissimo l'argomento, per cercare di affrontare la situazione al meglio, parlandone anche con lui (che è assolutamente consapevole dei suoi disagi, ed è sempre stato il primo a parlarmene cercando in me aiuto e comprensione, forse anche grazie alla mia qualifica) e cercando di convincerl oad andare in terapia. La relazione procedeva in modo abbastanza lineare, nel senso che ho sempre affrontato le sue crisi con estrema tranquillità, e ciò ha sempre portato risultati positivi, fino alla vigilia di Natale quando mi ha lasciata in malo modo e con parole dure e offensive. Ovviamente io ero esterrefatta, dal momento che non me lo aspettavo minimamente. E' tornato qualche giorno dopo, pentito e dispiaciuto, e la relazione ha assunto tonalità ancora più rosee che all'inizio. Dopo solo un paio di settimane, lui sta ora vivendo un periodo di profonda depressione, che l'ha nuovamente portato ad allontanarsi, ma non solo, ha cominciato a far leva, in modo abbastanza diretto e "cattivo", sulle mie varie insicurezze, che conosce benissimo, come se l'intento fosse proprio quello di ferirmi. Fino ad oggi, quando mi ha nuovamente lasciata dicendomi che non vuole uscire dal suo dolore, e che non vuole stare con me per non farmi soffrire, e che quando si trova in questi periodi "di apatia" non prova sentimenti. Dicendo ciò, davanti al mio dolore, non faceva che abbracciarmi. Ora. Io sono confusa, e non so come comportarmi. Da una parte, sapendo di cosa si tratta, e anche a causa dei miei sentimenti e della responsabilità che mi sento per via della mia professione, non posso pensare di abbandonare una persona che soffra così terribilmente; inoltre, accettando di farmi lasciare così facilmente, o rifiutandolo nel caso di un eventuale (anche se non scontato) ritorno, non farei altro che confermare la rappresentazione negativa che lui già ha di sè, come persona indegna d'amore, e contemporaneamente avverare il suo timore dell'abbandono. Dall'altra parte, una nuova ricerca da parte mia lo porterebbe probabilmente ad acuire ancora di più i suoi tratti narcisistici ed egoistici, e porterebbe me a riporre in mani insicure tutte le mie insicurezze. So di cosa si tratta ma non so come affrontare la situazione. Grazie a chiunque risponderà.

Ciao, mi dispiace davvero della situazione che stai affrontando... dal canto mio ti suggerirei di (non ho letto i commenti degli altri, magari sarò ripetitiva) andare ad un centro psicosociale dove può essere trattato da psicologi e psichiatri. Il punto è quanto sia consapevole di questo suo disturbo. Per me è stato un sollievo enorme quando me lo hanno diagnosticato (dopo mesi che lo dicevo già io, pensa te, tra poco psicologa pure io ma ho 23 anni).
Sappi che un borderline necessita un taglio netto con spiegazione razionale: la mia prima ragazza mi ha mollata all'improvviso dopo tre anni, senza spiegazione. Ci si esce matti! Ma tutti lo farebbero!
Se dovessi essere mollata vorrei un discorso serio, che finisca con un secco "Non ti amo più e non ci saranno chance in futuro", altrimenti, con alcuni border, ti trovi uno stalker...
Se invece fossi già stata lasciata vorrei tantissimo avere un contatto ma sarebbe la cosa peggiore da fare. E' meglio l'assenza assoluta perchè in questo modo se si sono creati anche solo leggeri deliri o attaccamento disorganizzato, il tutto viene dal tempo assorbito.

Spero di essere stata d'aiuto Smile

scusa ho saltato n pezzo di frase: a centro deve andarci lui ovviamente XD scusa ancora

Hulkessa

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Messaggio  Hulkessa Mer Gen 18, 2017 10:54 am

Takonena ha scritto:Ciao a tutti
Vorrei condividere la mia esperienza perchè non so con chi altro parlarne. Vi ringrazio in anticipo per l'attenzione.
Ho 24 anni e da 5 mesi sono uscita dalla casa dei miei genitori per problemi famigliari, che hanno concorso allo sviluppo di alcuni problemi psicologici (disturbo alimentare, disturbi d'ansia) che ancora non sono riuscita a risolvere. Essendo ancora una studentessa (mi sto laureando in psicologia) abito in una casa condivisa con 3 coinquilini. Dopo poco tempo io e uno di loro, che chiamerò A., abbiamo stretto una relazione molto intima e complice. Lui era attentissimo ai miei bisogni, dimostrava di capire i miei pensieri senza bisogno alcuno che io li esternassi. Abbiamo, con tutte le incertezze del caso (viviamo insieme, con altre persone ecc.), iniziato una relazione. Fin dall'inizio notavo in lui comportamenti particolari, che a tratti mi spaventavano, come crisi di rabbia esplosive e distruttive, periodi di disforia e distacco, alienazione ed apatia, ma non ero riuscita a dare un nome a tutto ciò, fino a quando, anche grazie a pareri esterni e sicuramente più professionali del mio, si è aperta l'ipotesi del border. Ho approfondito moltissimo l'argomento, per cercare di affrontare la situazione al meglio, parlandone anche con lui (che è assolutamente consapevole dei suoi disagi, ed è sempre stato il primo a parlarmene cercando in me aiuto e comprensione, forse anche grazie alla mia qualifica) e cercando di convincerl oad andare in terapia. La relazione procedeva in modo abbastanza lineare, nel senso che ho sempre affrontato le sue crisi con estrema tranquillità, e ciò ha sempre portato risultati positivi, fino alla vigilia di Natale quando mi ha lasciata in malo modo e con parole dure e offensive. Ovviamente io ero esterrefatta, dal momento che non me lo aspettavo minimamente. E' tornato qualche giorno dopo, pentito e dispiaciuto, e la relazione ha assunto tonalità ancora più rosee che all'inizio. Dopo solo un paio di settimane, lui sta ora vivendo un periodo di profonda depressione, che l'ha nuovamente portato ad allontanarsi, ma non solo, ha cominciato a far leva, in modo abbastanza diretto e "cattivo", sulle mie varie insicurezze, che conosce benissimo, come se l'intento fosse proprio quello di ferirmi. Fino ad oggi, quando mi ha nuovamente lasciata dicendomi che non vuole uscire dal suo dolore, e che non vuole stare con me per non farmi soffrire, e che quando si trova in questi periodi "di apatia" non prova sentimenti. Dicendo ciò, davanti al mio dolore, non faceva che abbracciarmi. Ora. Io sono confusa, e non so come comportarmi. Da una parte, sapendo di cosa si tratta, e anche a causa dei miei sentimenti e della responsabilità che mi sento per via della mia professione, non posso pensare di abbandonare una persona che soffra così terribilmente; inoltre, accettando di farmi lasciare così facilmente, o rifiutandolo nel caso di un eventuale (anche se non scontato) ritorno, non farei altro che confermare la rappresentazione negativa che lui già ha di sè, come persona indegna d'amore, e contemporaneamente avverare il suo timore dell'abbandono. Dall'altra parte, una nuova ricerca da parte mia lo porterebbe probabilmente ad acuire ancora di più i suoi tratti narcisistici ed egoistici, e porterebbe me a riporre in mani insicure tutte le mie insicurezze. So di cosa si tratta ma non so come affrontare la situazione. Grazie a chiunque risponderà.

Ciao, mi dispiace davvero della situazione che stai affrontando... dal canto mio ti suggerirei di (non ho letto i commenti degli altri, magari sarò ripetitiva) andare ad un centro psicosociale dove può essere trattato da psicologi e psichiatri. Il punto è quanto sia consapevole di questo suo disturbo. Per me è stato un sollievo enorme quando me lo hanno diagnosticato (dopo mesi che lo dicevo già io, pensa te, tra poco psicologa pure io ma ho 23 anni).
Sappi che un borderline necessita un taglio netto con spiegazione razionale: la mia prima ragazza mi ha mollata all'improvviso dopo tre anni, senza spiegazione. Ci si esce matti! Ma tutti lo farebbero!
Se dovessi essere mollata vorrei un discorso serio, che finisca con un secco "Non ti amo più e non ci saranno chance in futuro", altrimenti, con alcuni border, ti trovi uno stalker...
Se invece fossi già stata lasciata vorrei tantissimo avere un contatto ma sarebbe la cosa peggiore da fare. E' meglio l'assenza assoluta perchè in questo modo se si sono creati anche solo leggeri deliri o attaccamento disorganizzato, il tutto viene dal tempo assorbito.

Spero di essere stata d'aiuto Smile

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Messaggio  Groviera Dom Gen 15, 2017 1:58 pm

Takonena ha scritto:Ciao a tutti
Ho approfondito moltissimo l'argomento, per cercare di affrontare la situazione al meglio, parlandone anche con lui (che è assolutamente consapevole dei suoi disagi, ed è sempre stato il primo a parlarmene cercando in me aiuto e comprensione, forse anche grazie alla mia qualifica) e cercando di convincerlo ad andare in terapia.
E alla fine ci va?
Takonena ha scritto:
E' tornato qualche giorno dopo, pentito e dispiaciuto, e la relazione ha assunto tonalità ancora più rosee che all'inizio. Dopo solo un paio di settimane, lui sta ora vivendo un periodo di profonda depressione, che l'ha nuovamente portato ad allontanarsi, ma non solo, ha cominciato a far leva, in modo abbastanza diretto e "cattivo", sulle mie varie insicurezze, che conosce benissimo, come se l'intento fosse proprio quello di ferirmi.
E' il classico copione, è successo nello stesso modo anche a me (nel mio caso costruendo una storia di un tradimento mai avvenuto). Penso che sia un modo per mettere continuamente alla prova il tuo amore nei suoi confronti.

Takonena ha scritto:
Fino ad oggi, quando mi ha nuovamente lasciata dicendomi che non vuole uscire dal suo dolore, e che non vuole stare con me per non farmi soffrire, e che quando si trova in questi periodi "di apatia" non prova sentimenti.
Ciò che dice probabilmente è la verità. Lui è consapevole del suo problema e vorrebbe non riversare su di te i suoi problemi ma allo stesso tempo non può fare a meno di te.


Takonena ha scritto:
Non posso pensare di abbandonare una persona che soffra così terribilmente; inoltre, accettando di farmi lasciare così facilmente, o rifiutandolo nel caso di un eventuale (anche se non scontato) ritorno, non farei altro che confermare la rappresentazione negativa che lui già ha di sè, come persona indegna d'amore, e contemporaneamente avverare il suo timore dell'abbandono. Dall'altra parte, una nuova ricerca da parte mia lo porterebbe probabilmente ad acuire ancora di più i suoi tratti narcisistici ed egoistici, e porterebbe me a riporre in mani insicure tutte le mie insicurezze.
Si invece che puoi abbandonare una persona che soffre così... te lo dico a malincuore, perché so cosa significa, ma la scelta è solo una. In caso contrario continuerà a farti del male, a metterti continuamente alla prova, facendo leva sulle tue insicurezze e debolezze fino al giorno in cui non avrà più bisogno di te (e fidati che arriverà).
Se dovessi rifiutare un tentativo di riavvicinamento, il ritorno è scontato. Lui non hai la minima intenzione di perderti, farà di tutto per riaverti. Starà a te uscirne cercando di non ferirlo, è un processo difficilissimo e genererà rancore nei tuoi confronti. Io alla mia ex ragazza border voglio bene. Ma da quando ho preso la decisione definitiva ho rifiutato qualsiasi proposta di vedersi dal vivo. Purtroppo si tratta di prendere delle distanze in maniera progressiva ma decisa, senza tornare sui propri passi. Ciò inevitabilmente accentuerà la sua rappresentazione negativa... ma avrà modo di rinascere.
Il consiglio che ti posso dare è quello di non vivere più insieme a lui, prendi le distanze, rispondi con cortesia ma soprattutto decisione, dimostrando di volergli bene ma di non poter far nulla per combattere il suo problema, perchè è così, starai studiando psicologia ma in ogni caso non sei tu la persona che lo può aiutare.
Io a distanza di 7 mesi sono riuscito ad uscirne. Inutile dire che le ferite emotive sono profonde e ci penso ancora, ma ho avuto la fortuna di trovare una persona in grado di darmi un amore sano che aumenta la convinzione di aver fatto la scelta giusta, cioè l'unica scelta che hai per vivere in maniera serena ( o quasi).
Spero di esserti stato d'aiuto.
Davide

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Messaggio  Takonena Sab Gen 14, 2017 8:06 pm

Ciao a tutti
Vorrei condividere la mia esperienza perchè non so con chi altro parlarne. Vi ringrazio in anticipo per l'attenzione.
Ho 24 anni e da 5 mesi sono uscita dalla casa dei miei genitori per problemi famigliari, che hanno concorso allo sviluppo di alcuni problemi psicologici (disturbo alimentare, disturbi d'ansia) che ancora non sono riuscita a risolvere. Essendo ancora una studentessa (mi sto laureando in psicologia) abito in una casa condivisa con 3 coinquilini. Dopo poco tempo io e uno di loro, che chiamerò A., abbiamo stretto una relazione molto intima e complice. Lui era attentissimo ai miei bisogni, dimostrava di capire i miei pensieri senza bisogno alcuno che io li esternassi. Abbiamo, con tutte le incertezze del caso (viviamo insieme, con altre persone ecc.), iniziato una relazione. Fin dall'inizio notavo in lui comportamenti particolari, che a tratti mi spaventavano, come crisi di rabbia esplosive e distruttive, periodi di disforia e distacco, alienazione ed apatia, ma non ero riuscita a dare un nome a tutto ciò, fino a quando, anche grazie a pareri esterni e sicuramente più professionali del mio, si è aperta l'ipotesi del border. Ho approfondito moltissimo l'argomento, per cercare di affrontare la situazione al meglio, parlandone anche con lui (che è assolutamente consapevole dei suoi disagi, ed è sempre stato il primo a parlarmene cercando in me aiuto e comprensione, forse anche grazie alla mia qualifica) e cercando di convincerl oad andare in terapia. La relazione procedeva in modo abbastanza lineare, nel senso che ho sempre affrontato le sue crisi con estrema tranquillità, e ciò ha sempre portato risultati positivi, fino alla vigilia di Natale quando mi ha lasciata in malo modo e con parole dure e offensive. Ovviamente io ero esterrefatta, dal momento che non me lo aspettavo minimamente. E' tornato qualche giorno dopo, pentito e dispiaciuto, e la relazione ha assunto tonalità ancora più rosee che all'inizio. Dopo solo un paio di settimane, lui sta ora vivendo un periodo di profonda depressione, che l'ha nuovamente portato ad allontanarsi, ma non solo, ha cominciato a far leva, in modo abbastanza diretto e "cattivo", sulle mie varie insicurezze, che conosce benissimo, come se l'intento fosse proprio quello di ferirmi. Fino ad oggi, quando mi ha nuovamente lasciata dicendomi che non vuole uscire dal suo dolore, e che non vuole stare con me per non farmi soffrire, e che quando si trova in questi periodi "di apatia" non prova sentimenti. Dicendo ciò, davanti al mio dolore, non faceva che abbracciarmi. Ora. Io sono confusa, e non so come comportarmi. Da una parte, sapendo di cosa si tratta, e anche a causa dei miei sentimenti e della responsabilità che mi sento per via della mia professione, non posso pensare di abbandonare una persona che soffra così terribilmente; inoltre, accettando di farmi lasciare così facilmente, o rifiutandolo nel caso di un eventuale (anche se non scontato) ritorno, non farei altro che confermare la rappresentazione negativa che lui già ha di sè, come persona indegna d'amore, e contemporaneamente avverare il suo timore dell'abbandono. Dall'altra parte, una nuova ricerca da parte mia lo porterebbe probabilmente ad acuire ancora di più i suoi tratti narcisistici ed egoistici, e porterebbe me a riporre in mani insicure tutte le mie insicurezze. So di cosa si tratta ma non so come affrontare la situazione. Grazie a chiunque risponderà.

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